Stelle stillanti

Di quante stelle è formato l'universo?

Di una, di una sola, che si presenta ora qua ora là, in un modo sempre nuovo e talmente veloce che ti sembra di vederne tante, infinite. Invece, è una che si propaga a e si moltiplica davanti ai tuoi occhi che cercano. Se cerchi a livello universale l'uno si propaga all'infinito e si moltiplica, proprio come i 5 pani e i 2 pesci. Sono miracoli semplici, che possiamo fare tutti e con tutto, senza particolari requisiti se non lo sguardo. Se guardi dentro una stella, vedi tutto. Se guardi una stella, pure quella svanisce e tu resti con un pugno di mosche. Le chiese e le moschee ci insegnano proprio questo: partire dal poco, dal pugno di mosche, da ciò che pare finito, per accedere a tutto, all'infinito, procedendo quindi al contrario. Invece noi spesso andiamo in questi luoghi, come anche nei musei, e vediamo solo il dettaglio, e lo tagliamo a pezzi, e lo disperdiamo, che sia opera d'arte o opera del divino. E questo vale anche per il vino: magari ne beviamo una botte, ma non lo gustiamo affatto, divenendo alcolizzati cronici; invece, con un sorso, si gusta l'allargarsi dei sensi, dell'animo, dell'universo.

Basta un bicchiere di vino, anche meno, per accedere e gustare il divino. Vedi a messa cosa beve il prete, e constata se non è vero. Anche chi non va a messa e impreca contro Dio, questo calice di vino lo raggiunge per augurare la salute della sua anima, checchè lui lo voglia o no.

Il libero arbitrio? La libertà?
E' solo illusione, se non abbiamo un attracco di riferimento che faccia da garanzia.
Lo schiavo del piacere più frenetico si sente più libero di tutti, anche se in realtà la sua è una dolce schiavitù.
Piaccia o non piaccia, qui uscimmo a riveder le stelle.