Canzonate e canzonette

Canzonette disastrate per la via rallegrano il cuore più dell'orchestra stretta e fredda nel CD, fossero anche gli AC/DC. Il cuore che canta rende melodie anche gli scarichi del WC. E poi, fra l'altro, quando un corpo si libera del superfluo, purgandosi, diventa non soltanto più atto a cantare, ma anche adatto ad ascoltare. Mi ricordo ancora dopo tanti anni una melodia che mio padre aveva orchestrato con un dito su uno stonato vecchio pianoforte. Ma la punta del dito allora era come una brillantissima puntina del grammofono che raccoglieva il meglio della limpidezza dell'amor delle note e le proiettava fuori, lontano, all'infinito, nel filtro dell'eternità. Era allora come assaporare un buon caffè in dolce e amabile compagnia, rigenerando l'animo e le membra. Amata memoria rivissuta in una scassata melodia trasformata da complesso di Edipo in una prima assoluta indimenticabile e anche oggi ripresentabile.

Ripresentare, mai ripetere.

Incarnare, mai prospettare.

Non avere e non essere, questa è la soluzione del problema.

La mia zia Pierina ultranovantenne mai l'ho sentita cantare, nè in chiesa, nè fuori, nel mondo; anzi, direi proprio che non me ne ricordo neppure la voce; ma anche oggi sono cosciente che è sempre stata partecipe del canto in chiesa e nel mondo appieno, con tutta sè stessa, equilibrando le corde del suo animo sia con il silenzio delle liturgie più profonde che con il caos più mondano che possa aver incontrato sul suo cammino di vita. Ora riposa in pace, ma non manco di sentirla partecipe del canto angelico, in perfetto equilibrio di tonalità, volume e tempistica.