Il pantografo

Non è vero che il pantografo possa fare tutto.
Certo fa molto, ma questo pantografo qui, quello che abbiamo in questione, è venuto qui da noi per chiedere qualcosa di più. Si è disgustato della sua vita e dei suoi progetti, pur disegnati in modo ampio ed elastico. Ma lui ora è qui da noi perchè vuole progettare qualcosa di infinito, di pantagruelico: vuol arrivare dappertutto e tutto quanto inglobare in sè.

Ma che un oggetto si faccia soggetto di punto in bianco non è cosa normale, nè da poco. Anzitutto, non è mai successo. E poi, cosa direbbero gli altri oggetti? E noi, chi siamo, i figli della serva? E inoltre, cosa direbbero i soggetti, diventando il pantografo uno di loro, vivo e vegeto? Che vuoi da noi? Sei di un'altro mondo, di un'altra razza, di un'altra stirpe, e anche magari di un'altra religione...o ateo! Troverebbero insomma tutte le scuse per non accoglierlo.

Ma al pantografo insistente non gli frega proprio niente di questa situazione che sta creando polverone. Lui era lui e basta. Lui voleva essere se stesso e basta. Forse prima di allora questo passaggio non aveva senso e non serviva. Ma ora era giunta l'ora, era ora che stessero a sentire il suo desiderio, che gli fosse data una anche solo minima possibilità di realizzare il suo sogno di vita! E dopo tutto, non si trattava di non essere più un pantografo, ma di crescere, di passare a un altro e un alto livello, di elevarsi, innalzarsi, di progredire!

Come andò a finire non sappiamo. Del pantografo in questione non ne abbiamo più visto neanche l'ombra. Restano qua e là racconti leggendari di lui, arricchiti dalla fantasia del popolino, che lo disegna come mai il pantografo avrebbe immaginato di essere: più ancora dell'essere infinito: fantastico, oltre il disegno dell'infinito cosmo. Un pantografo divino.